E-Cat, numerosi sono ancora i misteri che si celano dietro al funzionamento del catalizzatore basato sulla fusione fredda. Tante sono le domande che il mondo scientifico e non si è posto, così come tanti sono stati gli interrogativi e i dubbi che i lettori di NextMe.it hanno palesato in questi mesi. Così, dopo l’intervista al Professor Sergio Focardi, abbiamo deciso di chiedere al diretto interessato, Andrea Rossi. E il padre dell’E-Cat e della fusione fredda “Made in Italy” ci ha risposto dal suo blog, il Journal of Nuclear Physics.
NM. Buongiorno Signor Rossi, l’E-cat potrebbe cambiare le sorti energetiche del pianeta, ma molti dettagli, per ovvie questioni di proprietà intellettuale, non sono state rese note. Tuttavia sappiamo che la prova di una reazione nucleare in corso è la produzione di raggi gamma schermabili con piccoli spessori di piombo. Tale schermatura si trova all’interno dell’apparecchiatura per consentirne un uso domestico o per questo si dovranno fare degli update?
AR. Non sono state rilevate radiazioni al di fuori degli E-Cats in migliaia di ore di funzionamento.
NM. È noto che la reazione viene innescata scaldando l’idrogeno con un semplice resistore. A quale temperatura avviene la fusione dei nuclei? Inoltre, quando avviene l’arresto del processo? Può essere “comandato” in qualche modo?
AR. Sveleremo la teoria che riguarda la fisica dell’E-Cat dopo che il prodotto sarà immesso nel mercato: come sapete, noi lo metteremo sul mercato ad un prezzo che renderà inutile qualsiasi “reverse engineering”.
NM. Sappiamo che alcune critiche alla Vostra invenzione sono mosse dalla comunità scientifica in virtù di una scarsa riproducibilità degli esperimenti. È dovuta alle condizioni sperimentali usate oppure ad un sistema ancora da perfezionare?
AR. Abbiamo fatto ripetutamente test.
NM. Quando pensa che l’apparecchiatura potrà produrre energia elettrica oltre al calore? Sarà un problema affrontato da chi investirà nel progetto? In poche parole, E-cat non provvede di per sé la conversione energetica?
AR. Stiamo lavorando anche sulla produzione di energia elettrica.
NM. La Nasa fino a pochissimo tempo fa sembrava credere fortemente in tutti i processi di fusione nucleare a bassa energia (tra i quali il Vostro), ma ultimamente sembra aver fatto dei passi indietro. Si è fatto un’idea sul perché di questo apparente dietro-front?
AR. La NASA non è in contatto con noi.
NM. L’Università di Bologna, come è noto, si è ormai tagliata fuori da tutto. Inizialmente era stata coinvolta e poi per altri problemi si è ritirata, oppure l’iniziativa in effetti non l’aveva mai coinvolta direttamente?
AR. Riguardo all’Università di Bologna io sono sotto NDA (Non-disclosure agreement, letteralmente “accordo di non divulgazione”, ndR), così come loro.
NM. Il nostro giornale ha recentemente pubblicato un articolo riguardante la possibilità di E-cat di produrre minerali “nuovi” da materiale diverso (nel Vostro caso nickel+idrogeno per ottenere rame), al di là delle questioni energetiche, sulle quali immaginiamo ci sia il maggiore interesse. Ha mai pensato a questa possibile applicazione? La ritiene possibile su larga scala?
AR. Non credo che gli E-Cats siano in grado di produrre nuovi materiali. Possono solo produrre energia termica.
NM. Un’ultima domanda sui costi: può farcene una stima grossolana?
AR. L’E-Cat sarà venduto ad un prezzo compreso tra 500 e 900 dollari.