Ore 14. Ginevra. La comunità di scienziati del Cern ha radunato la stampa di tutto il mondo per dare un importante annuncio che riguarda il leggendario Bosone di Higgs, noto anche come Particella di Dio, l’anello mancante che confermerebbe tutte le ipotesi sull’origine dell’Universo.
Fitto il mistero attorno alla vicenda, che è stata svelata ieri pomeriggio, anche attraverso una diretta streaming dai Laboratori del Cern. Basandosi sulle analisi dei dati ottenuti negli anni attraverso gli esperimenti, i ricercatori hanno potuto confermare di aver finalmente osservato “qualcosa”, che potrebbe anche essere identificata con la Particella di Dio, così chiamata dal premio Nobel Leon Max Lederman.
A produrla è stato ancora una volta il Large Hadron Collider, l’ormai famoso acceleratore di particelle che da anni tiene col fiato sospeso la comunità scientifica mondiale. Su di esso si sono riversate le speranze degli scienziati, anche per via della chiusura a tempo indeterminato dell’altro acceleratore, l’americano Tevatron, che circa due mesi fa per motivi economici e dopo 30 anni di attività e numerose scoperte all’attivo è stato costretto ad abbandonare le proprie ricerche.
Sembrerebbe dunque confermata l’ipotesi secondo cui il bosone di Higgs potrebbe non solo apparire ma essere anche osservato durante uno degli scontri ad altissima energia tra protoni realizzati grazie all’LHC, col suo anello da 27 km di circonferenza. A “fotografarlo” sarebbero stati due potentissimi strumenti, i due rilevatori Atlas e Cms situati proprio nel punto di collisione dei protoni, nelle profondità della terra. La scoperta si deve anche ai due ricercatori italiani a capo delle operazione che hanno coinvolto i due rilevatori. Si tratta di Fabiola Gianotti e Guido Tonelli.
Questi ultimi, esattamente un anno fa, si erano resi ancora una volta protagonisti per aver collaborato ad un importantissimo esperimento: attraverso il Large Hadron Collider era stato osservato il fenomeno del jet quenching, utile per comprendere la formazione di “plasma di quark e gluoni” che secondo gli esperti avrebbe caratterizzato l’Universo nei suoi primi 20-30 microsecondi di vita. Sempre attraverso Atlas e Cms, i nostri Gianotti e Tonelli erano riusciti a ricreare della materia primordiale.
Sicuramente, come molto spesso avviene in questi casi, la scoperta odierna non è che un punto di partenza. L’esistenza della Particella di Dio, qualora venisse avvalorata da ulteriori indagini, sarebbe utile a svelare alcuni misteri ancora irrisolti, riguardanti l’evoluzione dell’Universo a partire dal Big Bang. Qualche mese fa lo hanno confermato anche gli scienziati dell’Ecole Politecnique Féderale di Losanna (EPFL), per i quali l’utilità di saperne di più sul bosone di Higgs avrebbe riguardato la velocità e l’intensità dell’espansione accelerata nei primi istanti dell’universo, racchiusa nel termine inflazione.
“Abbiamo ristretto la regione di massa più probabile per il bosone di Higgs a 116-130 GeV, e nel corso degli ultime settimane abbiamo iniziato a vedere un gran numero di eventi interessanti nel range di massa di circa 125 GeV“, ha spiegato il portavoce dell’esperimento ATLAS, Fabiola Gianotti . “Questo eccesso può essere dovuto ad una fluttuazione, ma potrebbe anche essere qualcosa di più interessante. Non possiamo concludere nulla in questa fase. Abbiamo bisogno di più studi e più dati. Date le eccezionali prestazioni di LHC quest’anno, non dovremmo attendere a lungo e ci auguriamo di risolvere questo puzzle nel 2012“.
Il Presidente dell’INFN, Fernando Ferroni, ha commentato a tal proposito: “Questo risultato, certamente significativo anche se non definitivo, è stato conseguito da esperimenti guidati da italiani che – al pari di quelli che dirigono tutti gli altri esperimenti di LHC – vengono dalla grande fucina dell’INFN, dalla scuola italiana di fisica. È la dimostrazione che, in questa disciplina, siamo in grado di competere ad altissimo livello nel mondo attraverso professionisti stimati in ambito internazionale e chiamati a dirigere le ricerche di punta della fisica contemporanea. Il 20 dicembre avremo la fortuna di poter far incontrare con il pubblico di Milano, i cinque coordinatori degli esperimenti di LHC, tutti italiani, assieme al direttore della ricerca scientifica del CERN, anche lui ex vicepresidente dell’INFN”.
Nonostante i risultati resi noti oggi siano davvero straordinari, occorrerà fare ulteriori esperimenti prima di poter asserire con certezza che quello osservato al Cern sia davvero il Bosone di Higgs. Nel comunicato rilasciato qualche ora fa, infatti, si legge che i risultati ottenuti finora sono “sufficienti a compiere progressi significativi nella ricerca del bosone di Higgs, ma non abbastanza per fare qualsiasi dichiarazione definitiva sulla sua esistenza o non esistenza“.
Lo ha confermato anche il direttore dei laboratori svizzeri, Rolf Heuer, secondo cui non si può ancora affermare con assoluta certezza che si tratti della Particella di Dio. Ma promette che entro il 2012, ne sapremo di più. Nei prossimi mesi, Atlas e Cms potrebbero mostrarci se il Modello Standard riguardante il Bosone esiste davvero. E allora si aprirebbe una nuova era per il futuro della fisica.