Il Big Bang come un orgasmo cosmico. Non è propriamente quello che spiegheremmo ai nostri figli o in sede scolastica, ma è l’immaginifica interpretazione dell’eccentrico scrittore Jonathon Keats. Di lui si ricordano imprese inusuali come l’invio di patate su Marte o la fondazione della prima banca dell’antimateria. Ora, questo fantasioso scrittore si è immaginato pornografo di Dio. Si, avete letto bene. Il suo prossimo progetto, infatti, sarà quello di ‘eccitare’ Dio a tal punto da ricreare un altro Big Bang.
A partire da questa settimana, in mostra alla galleria d’arte di Brooklin, Keats mostrerà le immagini della collisione di particelle ottenute dal Large Hadron Collider del Cern di Ginevra. Come è noto, al Cern si è cercato di ricreare le stesse condizioni che si verificarono circa 14 miliardi di anni fa, nella fase primordiale dell’universo. O, con le parole di Keats, il “coito divino”.
All’ingegnoso Keats l’idea è nata da una riflessione: il prezzo del monoteismo divino, il celibato, è davvero troppo alto e non fa bene a nessuno di noi. E i risultati si notano dalla preponderanza di energia oscura nell’universo il quale, secondo quanto si evidenzia, “sta ‘invecchiando’“. E male! Così, è giunto il momento di porsi dalla prospettiva di Dio e, ridimensionando le proporzioni, lo scopo sarà quello di simulare un Big Bang su piccola scala.
Per tale simulazione orgasmica, prezioso sarà l’intervento dell’LHC. Appositamente modificato per l’occasione, l’interfaccia sarà un altare votivo che costituirà la piattaforma ideale per ricreare ‘l’orgasmo divino’.
Tuttavia, l’idea ha i tratti del bizzarro. Negli Stati Uniti, infatti, le restrizioni su tutto quel che riguarda l’esposizione di materiale esplicitamente sessuale sono molto ferree. Esse, addirittura, sono sottoposte al Miller Test, ossia un elenco che si propone di determinare se l’esibizione dell’oggetto in questione sia di interesse pubblico; se esso sia compatibile con i canoni della legge dello Stato; infine, se esso abbia effettivamente un valore ‘letterario, artistico, politico o scientifico’.
Inoltre, le sperimentazioni attraverso l’LHC hanno sempre destato un mormorio di voci ed opinioni contrastanti: un Big Bang, seppur su piccola scala, costituirebbe comunque un rischio. Potenzialmente, risvegliare gli antichi ardori del cosmo potrebbe concorrere alla formazione di altri universi. Le particelle subatomiche potrebbero causare la distruzione di intere galassie. Ecco il motivo di tanta preoccupazione. Se il Big Bang dovesse essere ricreato appositamente, esso rischierebbe di diventare anche catastrofico se non contenuto entro certi parametri.
E i neo universi percorrerebbero vite parallele al nostro cosmo, del tutto indipendenti da noi. Che sia un dato positivo o negativo, solo l’evidenza ci potrà dare una risposta. Per il momento viviamo nella consapevolezza di esistere in un unico universo il cui ‘oltre’ non ci è dato conoscere. Non resta che attendere.