Il Metodo Stamina ancora nel mirino: secondo quanto riportato dal quotidiano ‘La Stampa’, i Nas avrebbero accusato Vannoni di somministrare una terapia non solo inconsistente, ma addirittura pericolosa perché possibile veicolo di malattie come l’Hiv e il morbo della mucca pazza. Ma il Presidente di Stamina Foundation reagisce.
Dopo l’ultima dura critica di Nature, ora sembrano muoversi anche le autorità italiane, che dopo aver bocciato il metodo ma aver incassato anche la sentenza pro Vannoni del Tar del Lazio, ritornano contro Stamina Foundation. Ma i verbali di cui parla ‘La Stampa’ non sono stati pubblicati integralmente, e quindi il mistero resta.
Tali verbali si riferirebbero all’ispezione effettuata dai Nas ormai più di un anno fa, nel maggio del 2012 per l’esattezza (sarebbero infatti quelli datati 16 ottobre 2012). A questo Davide Vannoni ha reagito duramente sulla sua pagina Facebook, dove ha pubblicato un documento del Tar della Lombardia i cui esponenti presenti all’ispezione non li avrebbero voluti firmare, denunciando a suo dire irregolarità.
I Nas si sarebbero infatti rifiutati di raccogliere documentazione presente presso l’ospedale, dove, stando alle parole di Vannoni, “ogni paziente ha una cartella biologica che certifica sicurezza, vitalità e tipologia di cellule staminali infuse”. Teniamo però a precisare che il documento è apparso come upload del Movimento pro-Stamina.
E non finisce qui: la presunta pericolosità del metodo, accusato di poter essere veicolo di malattie come Hiv e morbo della mucca pazza (Bse), sarebbe, secondo il Presidente di Stamina Foundation, totalmente priva di fondamento, dove non del tutto volontariamente diffamatoria. La pagina Facebook di Vannoni riporta infatti i certificati di sicurezza rilasciati dagli Spedali di Brescia, che attesterebbero l’assoluta affidabilità del preparato cellulare (es provenienza da zone Bse free).
Dai misteriosi verbali di cui parla ‘La Stampa’ e che restano comunque non pubblicati integralmente, emerge anche un altro aspetto che dipingerebbe un quadro a dir poco inquietante: i Nas avrebbero infatti riscontrato che di cellule staminali, nel preparato cellulare, ce ne sarebbero solo a tracce e che quindi il metodo non andrebbe nemmeno chiamato Stamina.
Accusa pensatissima, che Vannoni definisce “vergognosa” e “facilmente smentibile”. A riprova di ciò riporta un’analisi citofluorimetrica, che dimostrerebbe la capacità di differenziazione. Allo stesso modo la vitalità delle cellule, messa in dubbio dalle autorità, sarebbe confermata da altri studi di conta cellulare.
Stessa cosa per un’altra vecchia denuncia, secondo la quale le cellule potrebbero causare tumori: un’analisi di attività telomerasica (che, semplificando, rende le cellule immortali) ne proverebbe la sicurezza. C’è da dire però che tutti questi esperimenti risultano condotti presso Stamina Foundation.
Le polemiche dunque non si fermano, alimentate anche dalla presunta irreperibilità delle cartelle cliniche dei malati trattati a Brescia, che secondo Vannoni e altre testimonianze dei diretti interessati o dei loro familiari, migliorano. Resta comunque il fatto che attualmente tali cartelle sono top secret.
Perché non vengono pubblicate in forma anonima? Perché ci sono ancora denunce contro Stamina ma Vannoni sostiene siano solo lettere di persone che vogliono curarsi con il metodo ma si sentono “trascurate”? L’ultimo editoriale di Nature, che ha nuovamente stroncato la metodica, secondo il Presidente di Stamina Foundation è fortemente voluto dai suoi nemici e in effetti non riporta dati scientifici.
Dove starà la verità?